Sergio Ramelli era un ragazzo come tanti, che viveva i suoi 18 anni tra lo studio, la passione per il calcio – giocava nelle squadre di quartiere, come mostrano alcune foto – la fidanzata e l’impegno politico nel Fronte della Gioventù.

Frequentava l’Istituto tecnico Molinari di Milano quando, dopo aver scritto un tema in cui condannava gli omicidi delle Brigate Rosse, fu etichettato come “fascista”.

Erano gli anni Settanta, un periodo segnato da forti tensioni politiche e dalla cosiddetta “antifascismo militante”, che spesso portava a considerare chiunque non condividesse idee comuniste come un nemico da isolare o colpire, Sergio subì un “processo popolare” nella sua scuola, senza alcuna difesa da parte di professori, preside o compagni, fu vittima di aggressioni e, infine, espulso dall’istituto, senza che le autorità scolastiche, la stampa, la magistratura o la polizia intervenissero.

Costretto a cambiare scuola, Sergio non rinunciò alle sue idee e continuò a frequentare il Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del MSI. Questa coerenza e il suo coraggio gli costarono caro: venne identificato, minacciato, inseguito e aggredito, prima in un bar insieme al fratello e poi, il 13 marzo 1975, sotto casa sua. Un commando di dieci persone, che lo conosceva solo tramite una foto scattata da un compagno di classe, lo attese mentre legava il motorino e lo colpì brutalmente con una chiave inglese.

Sergio lottò tra la vita e la morte per 47 giorni, in un’alternanza di speranze e paure, fino a quando, il 29 aprile, il suo cuore cessò di battere. Neppure dopo la sua morte fu possibile celebrare un funerale dignitoso: il clima di tensione, la paura di nuove violenze e le decisioni delle autorità impedirono lo svolgimento di un corteo funebre.

La storia di Sergio Ramelli resta una testimonianza dolorosa di quegli anni difficili, segnati da violenze e divisioni profonde.

Per il nostro gruppo, però, la memoria di Sergio è stata ed è tuttora un collante: il suo esempio di coraggio, coerenza e dedizione ci unisce e ci ispira a portare avanti i nostri valori con determinazione e rispetto, anche di fronte alle difficoltà.

Ciao Sergio.